Nuove professioni: l’influencer

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Diventare un influencer è il crescente obiettivo delle nuove generazioni. Che hanno in mente la vita di qualche celebrità del web, a base di cocktail al tramonto, viaggi in business class e feste roboanti. Per arrivare a quei livelli, però, occorre costruirsi un’identità online tale che le aziende vogliano investire dei soldi e richiede energia, tempo e impegno.

Un influencer è una persona che ha un ampio seguito sui social network e alla quale i follower si ispirano e affidano per le proprie scelte in fatto di stile, consumi, viaggi o comportamenti. Sono le aziende che hanno coniato la definizione di influencer, cioè qualcuno che è in grado di convertire in vendite e guadagni l’investimento fatto sui post, foto e video fatti da quella persona.

I budget per investire in digital marketing stanno aumentando, ma gli investitori stanno diventando più oculati nelle proprie scelte di investimento. Quindi follower comprati e account gonfiati a colpi di bot funzionano sempre meno. C’è chi ha addirittura inventato una banca di influencer, la WakeUp Influencer Bank, attraverso la quale le aziende possono pescare e trovare le persone più adatte alla propria campagna.

L’influenza esercitata via web non può essere mai assoluta, ma è sempre rivolta a una comunità. Il primo passo per diventare un influencer è scegliersi la propria audience: appassionati di sneaker, cuochi dilettanti, amanti dei viaggi o delle serie Tv.

È necessario scegliere una nicchia ben definita, al suo interno devono operare aziende che investono nel marketing e non deve essere troppo affollata (sconsigliabile quindi provare a diventare influencer di moda o beauty).

Una volta che avete scelto la community, dovete cominciare a farvi notare e a coltivare la vostra immagine. Ci sono degli accorgimenti per crescere (come le pubblicità e le sponsorizzazioni sui vari social network) ma nessuno sostituisce la continuità e l’originalità. Dovete essere costanti nell’attività digitale: nessuno è mai diventato influencer lasciando abbandonata la propria pagina per settimane. In più, dovete essere diversi, riconoscibili, unici: la strada migliore resta l’originalità della persona e del contenuto.

Ora che le aziende hanno cominciato a notarvi, arriveranno le prime richieste. Quando collaborate con un brand, fatelo sapere. Oggi è sconsigliabile non dire ai follower che si tratta di un contenuto sponsorizzato: la trasparenza viene prima di tutto. Inoltre, farsi pagare dalle aziende per parlare di un prodotto è una pratica accettata dalla maggior parte degli utenti, ma per evitare brutte figure è meglio non provare a nasconderlo.

Provate a rimanere selettivi e fare ragionamenti a lungo termine. Se accettate di parlare proprio di tutto, anche di prodotti ed esperienze che non vi piacciono, perderete velocemente in credibilità.

Quanto guadagnerete? Secondo l’Economist, già con i primi 100mila follower si possono guadagnare 12mila dollari a post su YouTube, 6mila su Facebook, 5mila su Instagram e Snapchat, 2mila su Twitter. Visti i numeri, vale la pena di iniziare a investire un po’ di tempo in questa attività.

In Italia Riccardo Pozzoli, ex fidanzato e socio in affari di Chiara Ferragni, che ha curato la parte business di The Blonde Salad, il sito che ha reso celebre la moglie di Fedez, forma nuove figure, giovani, in grado di soddisfare le esigenze che richiede il mercato della comunicazione.

Lo fa come direttore creativo dell’agenzia Condé Nast Social Talents, incaricata di formare gli influencer di domani in partnership con la scuola direzionale Sda Bocconi: «C’è molta richiesta sul mercato, basta dare un’occhiata su Linkedin (il social dedicato al mondo del lavoro): sempre più aziende sono alla ricerca di un social media manager formato e che abbia già maturato un’esperienza seria sul campo».

La chiave di volta, secondo Pozzoli, è formare influencer di qualità scegliendo ragazzi con esperienze vere alle spalle. Giovani che sono in grado di trasmettere un messaggio o una storia perché l’hanno vissuta in prima persona.

Sarà un successo? L’importante è… influenzare!

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