Naturale VS Industriale

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Sempre più spesso si sente parlare di prodotti “naturali” in contrapposizione a quelli cosiddetti “industriali” o “sintetici”. Mentre questa differenziazione può essere valida in molti campi, bisogna stare ben attenti quando ci si addentra nel particolare mondo degli alimenti.

La concezione comune di naturalità rievoca tempi passati, sapori genuini, prodotti sani e preparati con amore; la sola la parola “industriale”, di contro, tende a richiamare alla mente scenari di freddi uomini vestiti di bianco che si divertono a creare pozioni gorgoglianti dalla dubbia inoffensività.

Come ci spiega G.Corbellini nel suo libro “perché gli scienziati non sono pericolosi1, l’equazione <<naturale = sicuro= innocuo= moralmente buono>> è diventata una sorta di “mantra” ideologico che mantiene in stato di ipnosi una buona parte della società occidentale. L’epistemologo continua asserendo che quasi nessuno, ormai, sembra consapevole del  fatto che la società occidentale è riuscita a progredire e a far aumentare la propria aspettativa di vita  proprio grazie  al controllo  di una serie di rischi “naturali” che ne minacciavano la salute, tra cui fondamentalmente le infezioni.

I costanti progressi nel settore delle tecnologie alimentari hanno come obiettivo principale quello di portare sulla tavola dei consumatori prodotti quanto più sicuri possibile dal punto di vista igienico-sanitario, controllando e tenendo a bada molti di quei pericoli che le preparazioni casalinghe sottovalutano o addirittura ignorano. Un esempio tipico sono le conserve fatte in casa: una vera e propria bomba ad orologeria. A poco serve il convenzionale trattamento termico contro  l’insorgere di pericolosi microrganismi patogeni come, tra i tanti, il Clostridium botulinum se prima non ci si assicura di aver effettuato una corretta acidificazione del prodotto, un passaggio importantissimo quanto ignorato.

Fabrizio Anniballi del Centro nazionale di riferimento per il Botulismo dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), spiega come in Italia il numero di casi di intossicazione da botulino sia più alta che altrove proprio a causa della radicata tradizione di conserve  fatte in casa. Anniballi continua puntualizzando che la tossina botulinica è il veleno naturale più potente per l’uomo, basti pensare che un solo grammo può provocare la morte di 14.000 persone se assunta per ingestione.  

Nella diatriba tra naturale e industriale sono stati coinvolti anche il sale e la sua produzione. Anche in questo caso emerge la confusione generale e a farla da padrone è la cattiva informazione.

Ultimamente alcuni siti  stanno pubblicizzando il “sale naturale” dando consigli su come riconoscere quello industriale, a detta loro “privo di valori nutrizionali” e dopo valanghe di parole vuote, frasi senza senso e critiche al processo produttivo convenzionale, rifilano il loro prodotto al triplo del prezzo di mercato.

Prima di tutto c’è da sapere che il sale è formato dal 99% di cloruro di sodio e dall’1% di impurità ( ex. metalli o sostanze alogene).

Il cloruro di sodio è  sempre formato da un atomo di sodio e da un atomo di cloro che  si combinano in una struttura ordinata e cristallina, a prescindere dalla metodica di produzione perché  uno dei principi elementari della chimica è che atomi di uno stesso elemento chimico sono sempre e comunque uguali tra loro; quell’atomo di sodio (o di cloro), dunque, sarà uguale a tutti gli altri tanti atomi di sodio (o di cloro) presenti sulla terra.

Non esiste, perciò, nessun motivo per ritenere queste molecole “innaturali” o pericolose in quanto la tossicità di una molecola non dipende assolutamente dal processo utilizzato per sintetizzarla ma solo dalle caratteristiche intrinseche della stessa. Che si tratti di sale da cucina preso dalle miniere, di sale “costruito” in laboratorio o di sale portato dagli alieni, il cloruro di sodio sarà sempre formato dagli stessi atomi e quindi nulla giustifica allarmismi o il prezzo maggiorato.


1G.Corbellini, Perché gli scienziati non sono pericolosi, Longanesi, Milano 2009, p.52.

Foto: https://www.foodscienceofvermont.com/blog/supplement-ingredients-part-ii-natural-vs-synthetic-ingredients/

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